Nonostante la poesia, non solo italiana ma anche latina e ancor prima greca, sia stata a lungo caratterizzata dalla presenza di una ferrea struttura metrica che si manifestava in una ricca varietà di stili, oggi il verso sciolto è sicuramente quello più in voga.
Che sia per una questione di gusti o per l'incapacità di poeti e lettori di poesie di comprendere i segreti della metrica, dunque, è sempre più raro incontrare versi in endecasillabo o dodecasillabo.
Nonostante la musicalità e il ritmo del verso metrico lo rendano, quando adeguatamente costruito, fortemente efficace nella comunicazione di sensazioni ed emozioni, infatti, la maggior parte dei compositori di liriche moderne preferisce affidarsi all'uso di strutture più affini alla prosa che alla poesia classica.
I libri di poesia in metrica e rima di Antonio Luca Siliotto, al contrario si rifanno proprio alla metrica antica, forse più latina che italiana, affidandosi a strutture per lo più dodecasillabiche o endecasillabiche.
Tali volumi dunque, incasellano contenuti introspettivi e tematiche contemporanee in versi di virigiliana e dantesca memoria, portando ad un originale matrimonio fra antico e moderno.
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Superbia ignorante che alberghi nel cuore
e ostenti i tuoi vizi il mediocre a celare
nel dì d'ogni giorno divori l'onore
e mascheri il vuoto pensier col guardare
La porta che s'apre ed un raggio di luce
un soffio di vento che sveglia al vagito
a volti stranieri la strada conduce
e a un falso ed incerto perché perseguito
La sera ho sprecato ne sono sicuro
l'avrei molto meglio impiegata a sedere
lo sguardo sbarrato a fissare un bel muro
m'avrebbe donato maggiore piacere