Questa poesia è stata scritta in occasione della chiusura defitinitiva dell'aula di studio "Solferino" di Pisa. Un luogo in cui si sono formate numerose eccelse menti e nel quale sono nati amori e idee.
E vuole invitare a riflettere su come tutte le scelte che possono sembrare opportune sotto il profilo economico, abbiano ripercussioni negative sulla vita delle persone.
Per sempre è serrata l'entrata del nido
nel quale il sapere nutriva le menti
e il dire sommésso si muta in un grido
che è somma dei cuori di tutte le genti
le lingue diverse in un canto annodate
non posson tacere l'amaro sapore
e prendon coscienza dapprima spaesate
nel mentre il fastidio si muta in dolore
un lutto s'aggiunge ai già tanti subìti
e il ciel l'accompagna con pianto silente
sentenzia i miei giovani giorni finiti
nel mentre le urgenti sirene son spente
dei mille sorrisi e dei tacchi insolenti
di porte sbattute e di posti mancanti
di voci gelose ed amori nascenti
ci resta il ricordo e il singhiozzo dei pianti
se bocca si desse a quel banco che è scritto
per farlo parlare dei volti veduti
il tetto stellato sarìa circoscritto
di fronte all'immenso dei sogni vissuti
e l'ore di studio passate a giocare
che insieme l'abbraccio fraterno han forgiato
ci restino in petto così a ricordare
che siamo custodi di un sogno svegliato
rimanga memoria dei giorni piovosi
di calde mattine di sole cocente
dei gruppi d'innanzi alla porta chiassosi
di giovani vite spezzate per niente
materna sorella ed amante sfacciata
palestra di mente e riserva di caccia
carezza gentile e risata sguaiata
cerotto a ferita e riparo a minaccia
tu fosti lo scudo dal male del mondo
così come il grembo che accoglie il bambino
ed io avrò memoria finché avrò un secondo
di ciò che sei stato per me Solferino.
di Antonio Luca siliotto - www.siliotto.it
(dal libro "Solidiversi", ISBN: 978-88-91039-80-4)
Di te non c'è traccia negli animi inetti
che popolan stolti le terre innocenti
un dì fosti amata ed accolta nei petti
ed oggi vocabolo ignoto alle genti
La sera ho sprecato ne sono sicuro
l'avrei molto meglio impiegata a sedere
lo sguardo sbarrato a fissare un bel muro
m'avrebbe donato maggiore piacere
La porta che s'apre ed un raggio di luce
un soffio di vento che sveglia al vagito
a volti stranieri la strada conduce
e a un falso ed incerto perché perseguito