Di te non c'è traccia negli animi inetti
che popolan stolti le terre innocenti
un dì fosti amata ed accolta nei petti
ed oggi vocabolo ignoto alle genti
per te si periva e si dava la morte
tu eri la forza che dava coraggio
al sol nominarti s'aprivan le porte
nessun assennato recavati oltraggio
al centro era l'uomo e tu al centro di questo
ai figli dagli avi venivi donata
financo colui che appariva modesto
vedeva la tua santità meritata
ma tu Dignità che eri prima la norma
sei ora scordata e perfino derisa
adesso è regina soltanto la forma
e il vuoto pensare al denaro ti ha uccisa
infatti di te che guidavi la vita
la fame dell'oro sa rendere vuoti
si contano ormai con un pugno di dita
quei cuori che a te son rimasti devoti
del nobile senno di te innamorato
neppure si trova la tomba nel mondo
che più che a una casa somiglia a mercato
nel quale lo scambio si fa inverecondo
il bianco candore da presto è fangoso
il polso virile si piega alla dama
nel mondo d'idioti diviene glorioso
colui che si prostra al denaro e alla fama
la statua d'onore nel marmo scavata
un tempo da tutti imitato modello
da servi e baldracche è oramai defecata
ché la società si è mutata in bordello
a chi non è verme non resta più spazio
giacché è generale l'alieno disprezzo
l'emarginazione diviene il suo dazio
perché si rifiuta di vendersi a un prezzo
ma prìa che la speme del tutto mi lasci
ti volgo una prece mia guida canuta
perché la viltà tu sconfigga e rinasci
tornando a regnare sul trono assoluta.
di Antonio Luca siliotto - www.siliotto.it
(dal libro "Solidiversi", ISBN: 978-88-91039-80-4)
La sera ho sprecato ne sono sicuro
l'avrei molto meglio impiegata a sedere
lo sguardo sbarrato a fissare un bel muro
m'avrebbe donato maggiore piacere
E' possibile tradurre in poesia la nostra
società? Possono le rime descrivere la
realtà e le persone che ci circondano?
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